mercoledì 20 febbraio 2019

Festa dei gitano in Camargue

La Patrona dei gitani a Saintes Maries de la Mer
(Foto sopra di G. Boradori) 
Storia e leggenda

Nella cripta della chiesa-fortezza di Saintes Maries de la Mer sono conservate le reliquie di Sara, la Santa che, pur non essendo mai stata canonizzata, viene portata in processione ogni 24 maggio dal 1935 con l’avallo della Chiesa Cattolica.
Ci sono varie teorie sulla storia di Sara, la cui carnagione scura rappresentata nella statua spesso induce a confonderla con la Vergine Nera (simbolo della terra prima della fecondazione).

Il fatto che la patrona dei gitani sia chiamata Sarah-la-Kali è alla base dell’ipotesi che la vede legata al culto indiano della dea Kali, il che avvalora la teoria secondo cui molte comunità Rom arrivarono dall'India alla Francia nel IX secolo d.c.
C’è un’altra leggenda che lega Sara alle Cristiane Marie del Mare (celebrate il 25 maggio): Maria Salomè e Maria di Giacomo, fuggite in barca dalla Palestina nel 48 d.c. insieme ad altri discepoli, approdarono in Gallia e si stabilirono nell'attuale Saintes Maries de la Mer di cui sono ufficialmente Patrone.
Su come si collochi Sara in questa leggenda ci sono due ipotesi principali: la più convalidata dice che fosse la serva delle Marie e che le seguì probabilmente dall'Egitto (cosa che giustificherebbe il volto nero); l’altra che vivesse già sulla costa francese, che le abbia accolte e che si sia successivamente convertita al cristianesimo. In questo caso il volto scuro sarebbe dovuto all'identificazione con Iside la dea egizia il cui culto era presente in Gallia e dal quale deriva anche la figura della Vergine Nera.
Si crede che Sara sia sepolta nella Chiesa di Saintes Maries de la Mer insieme alle due Marie. I loro corpi pare che siano stati ritrovati qui nel XV secolo durante i lavori di ampliamento della cripta nella quale oggi troneggia la statua lignea della Santa dei gitani, (ricoperta di 59 abiti, corone, gioielli ed ex voto), mentre le reliquie delle Marie sono conservate in due teche di legno nella cappella superiore.
I gitani elessero Sara come loro protettrice ed iniziarono a frequentare la zona di Arles verso il 1438, ancora prima che le reliquie venissero scoperte. Le prime notizie di pellegrinaggi a Saintes Maries de la Mer risalgono però alla fine del 1400.

Il Marchese e i diritti dei gitani
E’ stato il Marchese Folco Baroncelli 5 secoli più tardi a fare ottenere ai gitani il diritto di venerare pubblicamente la loro Santa.
Il Marchese era poeta e allevatore francese di nobili origini fiorentine, discepolo di Frédéric Mistral, (esponente del felibrismo e canonizzatore della lingua occitana), nonché padre del mito camarguese (basato sulle tradizioni di questa regione che rinnovò ispirandosi al Wild West Show di Buffalo Bill, all'epoca del suo passaggio nel sud della Francia). Negli anni ’20 trasformò Sainte Maries de la Mer in una cittadella delle tradizioni taurine ed equine, stabilì il costume del gardian (il mandriano provenzale), fece realizzare il simbolo della Camargue, ovvero la croce camarguese (formata da un cuore e un'ancora, simbolo di fede, speranza e carità) e nel 1928 fece istituire la Riserva naturale della Camargue (ponendo le basi per l’attuale Parco naturale). Ma è per la sua forte posizione in favore delle minoranze oppresse che il 26 maggio di ogni anno viene organizzata una giornata in memoria del Marchese, alla presenza dei gitani, di gruppi folcloristici e dei guardiani a cavallo. I gitani lo considerano il loro benefattore che si è battuto per i loro diritti.
In tutte le processioni di Santa Sara e le Marie, i gardians marciano su candidi destrieri bardati di tutto punto: cappello nero da cow-boy, jeans in pantaloni versione provenzale, camicie souleiado colorate a piccoli disegni e croce della Camargue al collo.  

Festa di Santa Sara e delle Marie

Ogni anno a maggio Saintes Maries de la Mer diventa il centro dell’universo Rom. Al raduno dei gitani (circa 10.000 da tutti gli angoli del mondo) partecipano anche migliaia di non gitani: turisti, fotografi, hippies, amanti del Flamenco, ecc. Una moltitudine variopinta unificata dalla musica che trasforma questo evento in una grande festa della tolleranza che ispirò Bob Dylan per la sua One more cup of Coffee.
Chitarre e violini celebrano per giorni Sara che è diventata simbolo della cultura rom. Enormi caravan e carri di legno sgargianti riempiono il lungomare e tutti i parcheggi già diversi giorni prima del 24 maggio. Per una decina di giorni nelle strade di questo paese della Camargue, si possono sentire violini tzigani, rumbe flamenche, canzoni balcaniche e brani gipsy jazz. Un vero crogiolo di ritmi e melodie che affondano le loro antiche radici nella musica popolare ebraica ed in quella orientale, e che risentono dell’influenze di musiche tradizionali dei diversi territori attraversati in secoli di migrazioni.

Nel pomeriggio del 24 maggio, la Santa Nera esce dalla chiesa sfilando su un carro trainato da 15 mansueti cavalli bianchi, coperta di drappi e mantelli coloratissimi donati dai fedeli. Uomini, donne e bambini a piedi nudi cantano e suonano mentre seguono la Statua cercando di baciarla e di toccarla. Finché il corteo, dopo un tortuoso percorso attraverso il paese, arriva alla spiaggia dove lo attendono altre centinaia di persone. I cavalli, abituati alla folla, arrivano lentamente alla battigia e si immergono in mare dove la Santa viene bagnata, seguita nel rito di purificazione da credenti e non.
Ma la festa non finisce qui, continua anche dopo la cerimonia, si va avanti a suonare e cantare dapprima sulla spiaggia, mentre i turisti cercano di asciugarsi i piedi per rimettersi le scarpe e i guardiani riportano in chiesa la Santa, e poi di nuovo per le vie del villaggio bevendo e danzando tutti insieme fino a notte.
Il giorno seguente una analoga processione, molto più tranquilla, porta al mare le due Marie (foto a sinistra) accompagnate dai guardiani e dai camarguesi nei costumi tradizionali ma senza il seguito dei gitani, mentre il terzo giorno, il 26 maggio, per la commemorazione del Marchese, vengono organizzati giochi a cavallo e corride non cruente nell'arena di Saintes Maries de la Mer. A questo punto però la maggior parte dei gitani è già in partenza e il villaggio ritrova pian piano la sua consueta tranquillità.
A Saintes Maries de la Mer non si va solo per vedere la festa dei gitani quanto per lasciarsi trasportare in un’altra dimensione. E’ un luogo fuori dal tempo e dallo spazio, uno dei rari angoli di mondo scampato alla globalizzazione, originale, unico ed allo stesso tempo ricco di elementi provenienti da tradizioni diverse così ben amalgamati tra loro che sembra finto. Ed invece è uno dei posti più veri che io abbia mai conosciuto.

Nessun commento: