Il tamburello è nato
insieme alla musica delle antiche civiltà del Mediterraneo e di quelle
asiatiche (India), dove veniva utilizzato soprattutto durante feste, banchetti
e cerimonie per accompagnare canti e danze. Ebbe un grande successo alla fine
dell’800 con la Carmen di Bizet e da allora è stato associato
all'immagine della zingara (lo ritroviamo anche nelle mani di Esmeralda).
Essendo antichissimo
l’origine è incerta: pare che esistesse già nel II° millennio a.C. e di sicuro
veniva usato dai Sumeri, dagli Ittiti e dagli ebrei mentre le sacerdotesse
egizie lo suonavano nelle danze dedicate alla Dea Iside.
Fu nella Magna Grecia che assunse l’attuale forma rotonda e più tardi si diffuse in Europa con le
invasioni arabe della Spagna e dell’Italia meridionale (in Calabria era già
noto nel VI secolo a.C.). Nell'antica Roma lo troviamo nelle mani della Dea
Cibele (foto a destra).
Per via dei sonaglini,
il tamburello è stato chiamato cembalo dal Boccaccio. Ma nel Medioevo era
ancora uno strumento rozzo con sonagli grossi e pesanti, veniva usato dai
menestrelli, dagli attori, dai giocolieri e grazie a loro verso la metà del
1500 divenne ebbe una grande diffusione in Italia, Spagna e Francia del Sud,
tanto da assumere nel 1564 il nome di Tamburello Basco (che
è caratterizzato dai piattini inseriti lungo la circonferenza).
Tra il tardo Rinascimento e il Barocco, sopravvisse solo come strumento popolare in Spagna e in Italia. Nel XVIII secolo, prima della rivoluzione, la Francia lo incorporò nella sezione delle percussioni.
Nel diciottesimo
secolo cominciò ad essere inserito nelle opere di grandi autori classici: il
primo fu Gluk seguito da Mozart che lo utilizzo nelle Danze tedesche.
Nel diciannovesimo secolo Ramziskij-Korsakov lo inserì nel Capriccio spagnolo e nella Sherasade e Strauss lo usò nella Danza di Salomè per creare un’atmosfera orientale arcaica.
Ma, come abbiamo detto in apertura, a portare il tamburello all'apice della
popolarità fu Bizet che lo utilizzò nella canzone dei gitani
(chanson Bohème) della sua Carmen.
È tuttora molto
diffuso in Turkestan, Iran, Turchia, Serbia, Albania, Siria e Marocco (dove
costituisce uno strumento indispensabile per le danze sacre) e nel sud Italia
(è il simbolo della Pizzica).
A seconda del paese di
origine, si differenzia per la presenza di sonagli (anelli o piattini) e per le
dimensioni. Esiste infatti in diverse varianti, che presentano ciascuna delle
sottili differenze, per esempio il tamburello basco (detto semplicemente tamburello o cembalo) si distingue
da quello a mano per la presenza di piattini/sonagli/cimbali.
(Vedi Le
percussioni di Guido Facchin)
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