martedì 6 maggio 2014

Il mio articolo su ABACO rivista di Cultura Contemporanea

Come a voi piace
ovvero la descrizione, l’indicazione o la ri- velazione degli scopi del tuo agire, del tuo fare arte e cultura

Quando un gruppo di persone si affida a me per avvicinarsi alla Danza quello che mi propongo è sviluppare la loro sensibilità nei confronti di quest’Arte, fornendogli gli strumenti per comprendere veramente questa disciplina,  per apprezzarla e praticarla con consapevolezza.  Mi piacerebbe smantellare gli stereotipi dalle loro menti, aiutarli a vedere l’essenziale ed a distinguere il vero dall’ostentazione.
Come insegnante e ballerina lavoro sul corpo e col corpo, ma lavoro anche col linguaggio sia quello dei gesti che quello delle parole, con la musica e con l’immaginazione.  Guidando i miei allievi attraverso movimenti che suscitano sensazioni, suggerendo loro musiche, immagini e figure che evocano uno stato d’animo,  una volta che hanno preso coscienza del proprio corpo (con le sue potenzialità ed i suoi limiti) cerco di portarli a “sentire il movimento” ed a percepire una corrispondenza tra movimenti e sensazioni. Concentrando la loro attenzione su cosa si sente quando la postura del corpo è corretta e quando non lo è, li porto a capire se una posizione ed un movimento sono giusti ed allo stesso tempo cerco di far sì che, una volta acquisiti ed eseguiti in maniera idonea, i movimenti non rimangano epidermici e vuoti ma diventino strumento di espressione.
Personalmente non trovo interessante che gli allievi imparino passi fine a se stessi o che riproducano atteggiamenti altrui; una sequenza imparata a memoria ed eseguita correttamente vale poco se il danzatore non l’ha fatta sua. Una buona esecuzione non è di alcun pregio se chi la esegue non ha un senso da dargli o se l’intento è solo quello di esibire le proprie abilità.
Per essere credibili bisogna prima di tutto credere in quello che facciamo e per crederci davvero bisogna che quello che facciamo sia autentico  e venga da dentro di noi. L’importante secondo me è che ogni  gesto ed ogni atteggiamento abbiano  un loro perché, che rispondano ad una intenzione o ad una sensazione realmente provata. Questo principio è la base del mio modo di insegnare ed anche di danzare: quello che mi preme di più è dire il vero con la mia danza ed essere autentica mentre ballo, non è dimostrare agli altri quello che sono capace di fare.
Quando qualcuno dei miei allievi capisce che il lavoro sul corpo e lo studio della tecnica sono assolutamente indispensabili per danzare ma allo stesso tempo non sono altro che un mezzo per esprimere e dare forma a qualcosa di più profondo, allora, indipendentemente da quanto bene questa persona riesca a ballare, io sono pienamente soddisfatta  nella convinzione che quando vedrà un balletto sarà in grado di distinguere l’arte dall’artificio, che percepirà come noioso il virtuosismo ostentato e se ballerà non lo farà per il gusto edonistico di esibirsi ma per il piacere di condividere col mondo  la propria energia e le proprie emozioni. Questa persona sarà libera da quei cliché che identificano e cristallizzano ogni genere di danza in un’immagine convenzionale o in dei colori o in delle movenze stereotipate (il tutù per il classico, il rosso e nero per il Flamenco, le monetine per la danza araba); non si lascerà più suggestionare dagli effetti scenici, non si farà ingannare da atteggiamenti enfatizzati, non rimarrà deluso da costumi stilizzati ma guarderà oltre l’apparenza.
L’esistenza di persone in grado di guardare alla sostanza, di distinguere l’Arte dal mero intrattenimento, di apprezzare il valore artistico di una performance, secondo me rappresenta una ricchezza inestimabile sia per i professionisti della Danza che per l’Arte in generale.
Quello che vorrei vedere nel pubblico, negli amatori della Danza ed anche nei danzatori è una maggiore sensibilità artistica ed è questo l’obiettivo del mio fare cultura insegnando, danzando e scrivendo.

 Pubblicato su ABACO n° 16-17, rivista di cultura contemporanea pagina 22

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