martedì 6 agosto 2013

Eroi invisibili

Le persone che ammiro di più non sono i figli d’arte né i talentuosi per quanto bravi possano essere, ma sono quelli che devono conquistarsi ogni giorno la possibilità di coltivare la propria passione, lottando contro i propri limiti, contro pregiudizi della società e quelli della famiglia, e contro il tempo che non basta mai.

Questi eroi invisibili lavorano sodo tutto il giorno per guadagnarsi quanto necessario per vivere e per studiare. Devono avere un’occupazione remunerativa che gli piaccia o no per potersi permettere di perseguire quello che amano, cosa che di solito prevede anche un certo investimento economico. Imparare giustamente ha un costo, le attrezzature ed i materiali costano, lo spazio costa. La giornata però è di sole 24 ore anche per i più appassionati e da qui la continua corsa contro il tempo per ritagliare momenti, ore e magari qualche giornata da dedicare a ciò che li appassiona tanto, sacrificando tutto il resto, spesso senza alcun riconoscimento o con soddisfazioni del tutto sproporzionate rispetto a quel che si meriterebbero.
Per ogni piccolo progresso, ogni gradino superato, devono sudare sette camice. La conquista di un risultato per questi irriducibili richiede il doppio di fatica rispetto a chi ha il privilegio di dedicarsi a tempo pieno ad un’unica attività; c’è un maggiore sforzo soprattutto mentale perché è molto difficile passare da un registro all’altro in un breve arco di tempo. Alla sera concentrarsi su una cosa completamente diversa dopo aver trascorso una giornata immersi in altre faccende, richiede un’abilità notevole. Ben diverso dal potersi alzare la mattina scevri da ogni altro pensiero e proiettarsi unicamente in quello che ci sta più a cuore. Anche il recupero è molto più arduo per chi fa un doppio lavoro, non solo per la mancanza di tempo quanto per la difficoltà di trovare gli stimoli sufficienti a ricaricare le energie. Nessuno infatti li sostiene e scommette su di loro, eppure sono i più affidabili e resistenti essendo retti da una forte motivazione interiore e non da ambizioni effimere come carriera veloce, successo e guadagni. E così le frustrazioni purtroppo sono sempre in agguato.
Queste persone dalla doppia vita sono un po’ come degli ibridi, al confine tra l’amatoriale ed il professionale, considerati ingiustamente professionisti di serie B solo perché impegnati anche in altri ambiti, spesso sottovalutati, messi da parte ed addirittura esclusi a priori da certi percorsi.

Quanto più arduo è il cammino tanto superiore è il merito di chi riesce a sostenerlo, perciò secondo me andrebbe riconosciuto maggior valore in colui che ha fronteggiato gli ostacoli più grossi e di conseguenza dovrebbe godere di maggior credito rispetto a chi invece ha avuto un percorso lineare.

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