giovedì 3 aprile 2008

Bellydance Superstars

La danza araba all’americana è arrivata anche a Firenze per incantare con lustrini e vesti esotiche un pubblico bramoso del sogno.

Direttamente dagli Stati Uniti le Bellydance Superstars: attraenti odalische che nell’immaginario collettivo facilmente si identificano con l’espressione di quel tipo di femminilità di cui molti sentono il bisogno.


Grande risonanza ha preceduto l’evento, cosa inevitabile dato che è la prima volta che una compagnia presenta nei teatri di tutto il mondo la danza del ventre; alte le aspettative ma impossibile il confronto perché in Italia non si vedono grandi spettacoli di questo genere. Per noi, che in fondo siamo un po’ filo americani ed esterofili, il fatto che le danzatrici invece che arabe siano a stelle e strisce rappresenta un’attrattiva in più e così il Teatro Verdi fa il tutto esaurito riempiendosi soprattutto di donne, giovani e meno giovani, aspiranti odalische, danzatrici e mezze ballerine.
Lo spettacolo ha inizio: frastuono, una voce fuori campo tipo disk jockey pronuncia parole incomprensibili, luci psichedeliche illuminano la pista… no, volevo dire il palco (anche se sembra di stare in discoteca!), ed ecco che su un ritmo frenetico la scena si riempie di bellissime fanciulle in abiti sgargianti che ancheggiano e vibrano a più non posso.
Nel primo tempo le danzatrici, in assoli e in gruppetti, colpiscono gli spettatori con i loro virtuosismi, flessuose movenze e una tecnica impeccabile. Prevedibile l’applauso per le capriole, ruote e spaccate come prevedile doveva essere anche il fatto che musiche scandite dal medesimo ritmo martellante già dopo mezz’ora potessero stancare un po’ (figuriamoci per una serata intera..!!!). Ma non importa i costumi sono così belliChissà cosa succederà nel secondo tempo…? Sipario: la musica è sempre la stessa, la coreografia continua ad essere latitante, i costumi brillano come prima, sennonché le odalische cominciano a trasformarsi in hawaiane, in Marlene Dietrich, in ballerine classiche e quant’altro (un po’ come la barbie mora, quella bionda e la barbie ballerina): identica espressione e stessi sorrisi, cambia solo il costume e qualche passetto. Meritatissimo invece l’applauso per un assolo in cui la danzatrice (nella foto) non smette mai di girare sul posto prima con due e poi con 4 veli: bellissimo! Gli spettatori, tanto generosi nel batter le mani durante lo spettacolo, alla fine sembrano aver un po’ fretta di andar via, forse sono stanchi o forse vogliono correre a comprare orecchini ed accessori alla bancarella nel foyer del teatro, comunque sia niente bis.
Certo se c’era qualcuno abituato a vedere balletti in teatro, un danzatore professionista o qualcuno che più semplicemente si aspettava cose tipo Folie Berger o scene grandiose alla Hollywood, è possibile che sia rimasto un po’ deluso: si sa che gli americani quando ci si mettono sanno fare show veramente spettacolari e con delle ballerine in grado di muovere il corpo così bene non ci sarebbe voluto un grande sforzo.

Quello che in un locale e in una festa può risultare gradevole in teatro non fa lo stesso effetto perché ogni contesto ha le sue regole e i suoi trucchi per mantenere alta l’attenzione di chi guarda. La scelta della musica, la varietà del ritmo, l'armonia dell’insieme, la modulazione delle energie, l’alternanza del forte e del melodico, il crescendo, l’effetto sorpresa, il disegno coreografico e l’interazione tra danzatori sono tutti ingredienti importanti per creare uno spettacolo completo: virtuosismi e costumi sfarzosi da soli non bastano.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

ciao manu
sono perfettamente in accordo con quello che hai scritto

Manuela ha detto...

Grazie!
Non immagini quanto piacere mi faccia avere un tuo commento sul blog!
Torna presto!