La Bastarda di Istanbul, tratto
dal romanzo della più quotata scrittrice Turca del momento Elif Shafak, messa
in scena dall'abile regia di Angelo Savelli ed interpretata da un cast
eccellente in cui spicca la grande Serra Yilmaz.
Una tematica attualissima, tutta
al femminile, ricca di verità pungenti, di ironia ed umanità, che, attraverso
una saga familiare inter-etnica, fa luce su uno spicchio di storia che tutti
dovremmo conoscere: il genocidio degli Armeni che ancora oggi dopo cent'anni la Turchia non
vuole riconoscere.
A chi non ha modo di
vederla a Teatro consiglio di non perdersi il romanzo, io ho approfittato di
comprarmene anche altri due della stessa autrice al Teatro di Rifredi.
La ricchezza della diversità, la salvezza nella condivisione.
Una storia dentro la storia: La leggenda dell’ashure e
l’Arca di Noè
Come racconta zia Banu (Serra Yilmaz) tra i dolce tipici della Turchia
ce n’è uno l’ashure legato ad una leggenda dei tempi di Noè, si dice che quando
sull’Arca cominciò a scarseggiare il cibo Noè chiese a tutti i passeggeri di portargli quel
che era rimasto loro. E cosi fecero tutti, animali e umani, insetti e uccelli, gente
di fede diversa, portarono ciò che avevano semi, farine e frutta secca.
Cucinarono tutti gli ingredienti insieme preparando un gran calderone che chiamarono
ashure. In questo modo riuscirono a sopravvivere tutti quanti. L’ashure è
composto da 18 ingredienti (fagioli, ceci, riso, grano, mandorle, pistacchi,
noci, chicchi di melagrana, ecc.) dai quali prendono il nome i capitoli del
romanzo La Bastarda di Istanbul. La ricchezza della diversità, la salvezza nella condivisione.
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