La Danza
come tutte le Arti è in continua evoluzione perché risente, esprime e spesso
anticipa mutamenti sociali e culturali. Tradizioni diverse si influenzano tra
loro, è stato così da sempre ed ora che nell’era delle comunicazioni
multimediali i passaggi ed confronti sono immediati, gli scambi sono sempre più
veloci. Il linguaggio musicale supera le frontiere, Danze di culture lontane
confluiscono le une nelle altre e gli stili si aprono e si trasformano. Dall’incontro
di culture differenti possono nascere anche nuovi generi di musica e di danza.
I cambiamenti nel corso del tempo sono naturali ed inevitabili, in alcuni casi
però sono spinti anche dalla volontà sperimentare e di creare qualcosa di nuovo,
lavoro delicato che può portare a grandi risultati se fatto con criterio. L’operazione
di creare di per sé non può prescindere dal possedere le capacità adeguate. Anche
un buon artigiano, senza grandi velleità artistiche, può essere in grado di
fare un lavoro innovativo nel proprio settore. Così un bravo coreografo, anche
se ancora non è un Artista vero e proprio, può realizzare una coreografia bella
ed originale nel genere di danza in cui è esperto, mentre se vuole cimentarsi
su altri generi è chiamato a possedere capacità ulteriori.
Tornando così
al tema centrale di questa riflessione, le contaminazioni, per approcciarsi
alla fusione di due generi diversi di danza è indispensabile conoscere
approfonditamente ed in egual misura entrambe le danze su cui si va a lavorare,
la musica, il contesto storico e soci-culturale, altrimenti il risultato non
potrà che essere mediocre. Per un’impresa di questo tipo non è possibile
affidarsi solo alle suggestioni, alle assonanze ed alla fantasia con leggerezza,
né essere mossi dalle smanie di fare qualcosa di originale a tutti i costi, sarebbe
un oltraggio alle culture di riferimento ed all’Arte della Danza in generale. La
contaminazione non può essere nemmeno una forzatura, è una cosa sottile e rischiosa,
pertanto va affrontata con estrema sapienza e consapevolezza. Bisogna conoscere a fondo una cosa per riuscire a trasformarla mentenendone l'essenza.
Purtroppo a
mio avviso nel mondo della danza c’è un abuso di termini come contaminazioni e fusioni e questa moda fa sì che questi concetti si prestino a
diventare grandi calderoni che raccolgono un po’ di tutto. C’è anche il
rischio che dietro la parola contaminazioni si nascondano danze
mediocri prive di sostanza, frutto dell’inesperienza e della superficialità
tanto diffusa di questi tempi. Può anche capitare che chi non conosce bene
nessun genere di danza celi la propria incompetenza dietro il termine contaminazioni tentando di mettersi al riparo dalle critiche, cosa che potrà
funzionare nei confronti di chi di danza se ne intende poco ma di certo non con
gli intenditori.
E’ la
stessa differenza che intercorre tra la ricerca culinaria di uno chef e quella
di un cuoco improvvisato: nelle cucine di un certo livello quando si
sperimentano nuove ricette i singoli ingredienti vengono scelti accuratamente, gli
abbinamenti vagliati con grande attenzione, le dosi calibrate, il tutto abilmente amalgamato e cotto al punto giusto affinché
il piatto risulti di qualità.
Mescolare a caso tante spezie diverse non rende
gustosa una pietanza così come nella pittura non è l’accozzaglia di colori a
determinare il valore di un quadro. Allo stesso modo l’assemblare elementi
tratti da danze diverse di per sé non conferisce qualità ad una coreografia.
Un palato raffinato
non si lascia ingannare, un piatto elaborato ed estroso può essere realizzato solo
da mani veramente esperte, chi non è all’altezza può anche riuscire a fare
qualcosa di buono ma bisogna che si limiti a cose semplici e si affidi a
ricette già sperimentate.
Nessun commento:
Posta un commento